Snapchat: nuova frontiera dei social network o trappola sociale da cui fuggire?
Messaggi, immagini e video che si autodistruggono quasi immediatamente. No, non si tratta dell’ultimo film di spionaggio in uscita al cinema, ma del meccanismo alla base del social network più popolare del momento, almeno tra gli adolescenti statunitensi.
Stiamo parlando di Snapchat, l’app che permette di inviare messaggi e contenuti che si autodistruggono in pochi secondi e che sta conquistando gli adolescenti di tutto il mondo.
Che cos’è Snapchat?
Snapchat è un’applicazione per la messaggistica mobile lanciata negli Stati Uniti nel 2011. È unica nel suo genere. Si distingue infatti dagli altri social network perché permette agli utenti di scattare e condividere foto e brevi filmati che scompaiono quasi immediatamente, autodistruggendosi automaticamente dopo essere stati ricevuti e visualizzati dal destinatario. La peculiarità di Snapchat è questa: la scadenza a breve termine, entro un massimo di 10 secondi, dei contenuti prodotti e scambiati dagli utenti. Anche i video e le foto possono essere salvati dal destinatario, ma rimangono visibili solo per 24 ore.
In sostanza, Snapchat è un incrocio tra un social network e un’app di chat, a metà strada tra Facebook e WhatsApp. Ma a differenza di Facebook e di tutti gli altri social network, non ci sono cronologie, diari, album e profili da personalizzare. C’è solo una fotocamera che permette agli utenti di scattare una foto o girare un video e condividerlo con altri utenti.
Snapchat: quali sono i rischi?
Sembra tutto così semplice, facile, senza rischi o problemi. Ma se ci fermiamo a riflettere un attimo, sorgono alcuni dubbi. Innanzitutto, chiediamoci quali sono gli obiettivi di Snapchat. Senza dubbio la fugacità e la facilità. Basti pensare che non appena si apre l’app, una fotocamera sullo schermo invita immediatamente gli utenti a scattare foto e video e a condividerli con gli amici senza troppi pensieri. Infatti, per iniziare a utilizzare l’app è necessario scattare una foto o girare un video. A differenza di altri social network, questa è l’unica cosa che l’app fa. In sostanza, costringe l’utente a buttarsi immediatamente nella mischia senza pensare a ciò che sta facendo e alle possibili conseguenze dell’invio di contenuti inappropriati e illeciti.
A questo punto sorge una seconda domanda. Con questo meccanismo di autodistruzione dei contenuti, che cosa spinge davvero gli utenti? Quali stimoli produce o alimenta inconsciamente? Se il principio guida di questo social network è l’estrema fugacità e libertà d’uso, può incoraggiare comportamenti impulsivi e poco ponderati. Inoltre, se non si possono archiviare foto e video, e tutto scompare al massimo entro 24 ore, forse possiamo dire che stimola una forte dipendenza, magari per rivedere foto e video che ci piacciono prima che scompaiano per sempre?
Lasciamo ai lettori la risposta a questa domanda. Non abbiamo intenzione di andare contro Snapchat, né di demonizzare la tecnologia e i social network. Il nostro obiettivo, come sempre, è offrire spunti di riflessione in un’ottica di servizio e orientamento.
Una cosa è certa. Questo gadget è sempre più apprezzato dagli adolescenti di oggi. Oggi tocca la vita di 150 milioni di utenti attivi. Un numero incredibile, se pensiamo che Twitter, uno dei social network storici e più popolari al mondo, raggiunge circa 140 milioni di utenti. Non è un caso che Facebook abbia tentato recentemente di acquistarlo, facendo la stratosferica offerta di 3 miliardi di dollari (categoricamente rifiutata) al suo fondatore, Evan Spiegel, appena 23enne.
Snapchat: 3 motivi per cui i giovani lo amano
Ma perché questo social network piace così tanto agli adolescenti, al punto da preferirlo a Facebook o Instagram? Abbiamo testato per voi Snapchat e vi proponiamo 3 motivi:
Gli adolescenti sono sempre più “mobili”. I giovani sono sempre più mobili e utilizzano sempre meno dispositivi fissi. Per loro il PC fisso è come la macchina da scrivere degli adulti: un ricordo lontano e remoto. Snapchat, a differenza di altri social network, è nato come pura applicazione per telefoni cellulari e non ha una vera e propria doppia interfaccia. Facebook, Twitter & company sono stati pensati per essere fruiti su desktop e solo negli ultimi anni hanno, spesso con difficoltà, conquistato una seconda vita sullo smartphone. Questo perché sono nati più di dieci anni fa, quando navigare in internet da un cellulare era ancora un’esperienza molto costosa, lenta e poco user-friendly. Snapchat, al contrario, è nato nel cuore dello sviluppo dei dispositivi mobili e ne sfrutta appieno le potenzialità, connettendosi fortemente con una generazione che è nata con uno smartphone in mano.
Gli adolescenti non amano gli album fotografici. Gli adolescenti non amano archiviare foto e video. Lo smartphone ha riavviato il concetto di album digitale per salvare e rivedere le foto. Questo è logico per gli adulti, che tendono a guardare profondamente al passato e sono quindi portati a conservare i loro ricordi con cura e attenzione, al contrario dei giovani che sono concentrati sul futuro. Gli adolescenti quindi non accumulano foto e non amano creare archivi, preferendo invece essere liberi di esprimere il proprio stato d’animo sul momento. Snapchat ha percepito questa profonda differenza generazionale, assecondando la volatilità emotiva degli adolescenti.
Il fascino del proibito. Non c’è modo di evitarlo o negarlo. Il fatto che ogni snap abbia una vita breve e che non possa essere salvato da chi lo riceve, incoraggia gli adolescenti a creare foto e video sessualmente espliciti. Da questo punto di vista Snapchat è un terreno fertile che sfugge al controllo dei genitori, molto più di quanto non lo siano gli altri social network tradizionali, che sentono in questo senso di doversi tutelare essendo socialmente responsabili e politicamente corretti, per esigenze commerciali e finanziarie oltre che di immagine. Tutto questo alimenta e rende ancora più urgente e complicata la questione del Sexting e degli adolescenti, argomento di cui Familyandmedia ha scritto spesso.
Per ora, l’impossibilità di implementare controlli e filtri parentali sui social network utilizzati soprattutto dai minori come Snapchat impone una grande vigilanza. Non è un caso che il furto da parte di hacker – due anni fa dal database di Snapchat – di oltre 200.000 immagini, molte delle quali contenenti materiale sessualmente esplicito che coinvolgeva adolescenti, abbia sollevato gravi preoccupazioni per la pedofilia negli Stati Uniti e costretto le autorità a riflettere sulla necessità di una politica seria per proteggere la privacy dei minori.