domenica, Dicembre 22 2024

Colpisce il crescente aumento del fenomeno sociale degli hikikomori – originario del Giappone – per cui la socievolezza e, di conseguenza, il vivere in relazione con gli altri viene quasi completamente eliminato.

Gli hikikomori, per la maggior parte ragazzi adolescenti, scelgono di alienarsi volontariamente e sono caratterizzati da un desiderio di fuga dalla realtà: scelgono di ritirarsi completamente dalla vita sociale.

Sherry Turkle

aveva già avvertito del pericolo dell’isolamento paradossale prodotto dalle reti sociali, ma questo è qualitativamente diverso, è patologico.

Gli hikikomori si appartano in una stanza in cui creano il proprio spazio e gli schermi dei dispositivi digitali sono il loro unico rapporto con il mondo esterno o con i coetanei. Si dimenticano di se stessi e del proprio aspetto fisico, invertono il ritmo circadiano ed evitano l’aria aperta e gli altri membri della famiglia. La loro reclusione può durare da sei mesi a diversi anni. La loro unica preoccupazione è quella di essere soddisfatti attraverso la rete. È sorprendente che nelle loro stanze accumulino grandi quantità di oggetti e rifiuti alimentari.

I primi segnali e segnali di allarme dovuti alle conseguenze di questo fenomeno sociale si sono verificati negli anni Novanta, anche se gli studiosi, con Tamaki Saito in testa, fanno risalire il fenomeno agli anni Ottanta. La loro situazione è il risultato di una decisione individuale ma è spiegata, e anche condizionata, dall’ambiente sociale in cui vivono. Nel caso giapponese, il contesto socio-economico e familiare gioca un ruolo importante: secondo gli ultimi dati dell’ufficio statistico ufficiale del Giappone, il tasso di disoccupazione è del 3,4%, ma c’è un alto tasso di invecchiamento e un tasso di natalità molto basso. Il Paese presenta inoltre un contesto familiare particolare e un’elevata pressione sociale per il successo personale.

Si stima che questo problema riguardi un milione di persone solo in Giappone. Questa forma estrema di isolamento, che è una vera e propria malattia, si estende anche ad altri Paesi, come gli Stati Uniti, la Spagna e l’Italia, anche se in questi casi la manifestazione del fenomeno ha sfumature diverse dovute alla diversa configurazione sociale e familiare del Giappone.

Il fenomeno dell’hikikomori offre spunti di riflessione sulle conseguenze dell’isolamento, quando questo compromette seriamente lo sviluppo. Il contatto sociale “fisico” è essenziale per l’individuo e la sua maturazione. Si possono immaginare, ad esempio, i cambiamenti di mentalità che possono verificarsi, la perdita di competenze sociali e di riferimenti morali. Questi ultimi, per gli hikikomori, sono sostituiti da Internet, dalla televisione o dai videogiochi, che diventano il loro esclusivo quadro di riferimento e l’unico modo di comunicare con i loro coetanei. Questo fenomeno sociale – una vera e propria patologia sociale – ancora marginale nei Paesi europei, deve metterci in guardia sulle conseguenze devastanti che può avere sulle famiglie e, per estensione, sull’intera società: l’accentuazione dell’indifferenza e dell’individualismo.

I media digitali sono un terreno fertile per questo fenomeno? Ricordando Aristotele, la virtù sta nel mezzo. Se usati bene, gli schermi sono un buon strumento, ma un uso eccessivo o esclusivo come mezzo di comunicazione è senza dubbio un fattore di rischio che genera fenomeni anomali come l’hikikomori.

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