lunedì, Novembre 25 2024

Le restrizioni e i problemi causati dal Covid-19 sembrano aver alimentato anche un’altra epidemia, quella della sbronza adolescenziale, binge drinking in inglese, ossia la tendenza a consumare 5 o 6 drink alcolici nel corso della stessa serata.

Durante la pandemia l’acquisto online di bevande alcoliche è aumentato di oltre il 200%. Dai primi dati del rapporto 2021 dall’Istituto superiore di sanità italiano emergono cifre preoccupanti sulle abitudini di consumo di alcol nei giovani e sulle loro conseguenze: tra i 4 milioni di binge drinker ci sono 830.000 giovanissimi di età compresa tra gli 11 e i 25 anni.

Cosa è il binge drinking

Il binge drinking (dall’inglese, ‘abbuffata di alcolici’) è l’assunzione di più bevande alcoliche in un intervallo di tempo più o meno breve. Molti degli adolescenti di oggi che bevono, lo fanno in eccesso. E in più, sembra emergere un dato particolare: prima si comincia a bere, e più si alza il rischio di farlo in maniera eccessiva, puntando ad ubriacarsi, al cosiddetto ‘sballo’. Secondo il CDC (il centro americano di controllo e prevenzione delle malattie), più della metà degli studenti delle scuole superiori americane che bevono alcolici riferiscono recenti episodi di binge drinking, consumando cinque o più drink alla volta. E si tratta di un trend sostanzialmente confermato anche negli
altri paesi occidentali. A dicembre 2021 è stato pubblicato dall’Ufficio regionale per l’Europa dell’OMS il rapporto “Digital marketing of alcohol: challenges and policy options for better health in the WHO European Region”. Lo studio mette in evidenza quanto bambini e giovani siano particolarmente a rischio rispetto ai danni correlati all’esposizione del marketing dell’alcol, che avviene ormai principalmente attraverso la rete.

Le conseguenze del binge drinking

Una recente campagna di sensibilizzazione lanciata in Australia dal titolo ‘An alcohol ad every 35 seconds’, analizza proprio la diffusione dalle campagne pubblicitarie inerenti bevande alcoliche e mette in guardia dall’aumento significativo, registrato nel periodo della pandemia di consumo di alcol, anche tra adolescenti. E così, accade che giovani e anche giovanissimi, bambini di 11 anni, per esempio, comincino a bere e ubriacarsi, ‘per gioco’, un gioco che si rivela spesso davvero pericoloso.
Molti finiscono in coma etilico, necessitano di ricoveri ospedalieri, ed è proprio dai dati forniti dagli ospedali che viene fuori la fotografia di un fenomeno che si sta diffondendo sempre di più.

Binge drinking: quali soluzioni

Che cosa si può fare? Molti esperti, soprattutto nell’ambito socio-psicologico, concordano nel considerare insufficienti e poco efficaci le raccomandazioni a ‘bere responsabilmente’; alcuni ritengono che sia soltanto un malcelato strumento per campagne che hanno per oggetto e finalità la vendita e quindi l’uso di alcolici, i quali, come abbiamo visto, finiscono, nonostante i divieti, anche nelle mani di giovanissimi.
La questione, allora, potrebbe essere affrontata di più dal punto di vista educativo, come responsabilità degli adulti di riferimento. Non è un caso che i principali siti e blog di associazioni che nel mondo si occupano di sostenere e accompagnare verso la guarigione le persone che soffrono la dipendenza da alcol, abbiano una sezione dedicata ai genitori, dove vengono pubblicati riflessioni e consigli per evitare che i giovani cadano nella trappola dell’alcol. “Condividere esperienze con i figli, confidenze, essere attenti alle loro necessità, riuscire a captare e decodificare segnali di pericolo e momenti di debolezza”, sono alcune delle cose sulle quali viene consigliato di tenere sempre alta l’attenzione. Non è facile, si dirà, ma la posta in gioco è alta, e vale la pena, almeno, di provarci. “Il pericolo maggiore – viene ribadito da più parti – è l’indifferenza, o
sottovalutare il problema”.

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