domenica, Novembre 24 2024

E’ ancora possibile al giorno d’oggi vivere in pieno la spiritualità coniugale ed essere santi nel matrimonio (oppure nella vita matrimoniale?)? Quali sono gli aspetti propri della santità coniugale? Che cosa la caratterizza? Sono queste alcune delle questioni e delle domande trattate nel Convegno Santità, Matrimonio e Famiglia, tenutosi il 26 maggio di quest’anno a Roma presso la Pontificia Università della Santa Croce. In una società sempre più secolarizzata in Occidente e che ha perso di vista ormai da tempo l’esempio dei santi, il tema non è di semplice lettura, ma sicuramente è pieno di grandi aspettative. Il punto di partenza è la convinzione comune che nella famiglia non ci sono solo marito, moglie e figli, ma anche e soprattutto Dio, che si sia consapevole o meno. Più si consapevole che il Signore vive nella famiglia reale e concreta, più Egli infonde vita all’amore tra marito e moglie, tra genitori e figli, un amore che è fatto da gesti concreti e non solo di parole o sentimenti. Le testimonianze su cinque coppie di sposi cristiani, per le quali è in corso il processo di beatificazione o che hanno lasciato questo mondo in chiara fama di santità, hanno arrichito le interesanti relazioni accademiche della Giornata con il respiro della vita vissuta. Presentiamo di seguito una sintesi della relazione della Professoressa Rossi Espagnet per il suo particolare interesse.

I fondamenti della spiritualità coniugale dei cristiani

Per parlare di spiritualità coniugale, bisogna prima capire quali sono le sue fondamenta e caratteristiche principali. Nel caso dei cristiani, l’ origine sacramentale è senza dubbio il primo elemento che caratterizza la spiritualità dei coniugi. E’ grazie al sacramento del matrimonio che gli sposi ricevono un dono specifico che li fa portatori di una missione nella Chiesa. Attraverso la loro unione stabile e feconda, si rende presente e si manifesta nel mondo l’amore di Dio, qualsiasi sia la religione professata dagli sposi. Dio è alla base della realtà del matrimonio. Non si tratta di una invenzione umana più o meno felice, e questo fa in in modo che ogni
matrimonio sia basato sulla speranza.

Un secondo elemento che è caratterizzante del cammino matrimoniale è la relazione degli sposi a diventare il segno del «mistero di unità e di amore fecondo che intercorre tra Cristo e la Chiesa» enon i due presi singolarmente. Dio fa dei due sposi una sola esistenza. Quando decidono di sposarsi, l’uomo e la donna lanciano una sfida: che è possibile vivere insieme, che è possibile amarsi, che esiste una forza più grande degli interessi personali che isolano e separano, che l’amore è più forte dell’orgoglio, dei tentativi di controllo, delle insofferenze rispetto ai limiti propri altrui.

Un terzo lineamento della spiritualità coniugale è costituito dal fatto che il “noi” coniugale si sostanzia dell’unione non solo spirituale, ma anche corporea degli sposi; la tradizione cristiana indica tale unione con espressione efficace, quando dice che essi sono chiamati a formare “una sola carne”. A motivo del sacramento che hanno celebrato, gli sposi esercitano il loro sacerdozio comune anche nell’atto sessuale, offrendo a Dio la loro unione e la loro gioia, allontanando la tentazione di servirsi l’uno dell’altro per finalità egoistiche, mettendo in primo piano le giuste esigenze del coniuge,e accogliendo la possibile paternità e maternità .

Essere per i figli i primi annunciatori della fede I genitori devono essere per i loro figli, con la parola e con l’esempio, i primi annunciatori della fede. Potremmo dire che la missione degli sposi cristiani culmini nel chiedere la fede per i propri figli, sia accompagnandoli a ricevere il Battesimo e gli altri sacramenti dell’iniziazione cristiana, sia insegnando loro ad amare Dio, a ringraziare per i suoi doni, ad avere con Lui un dialogo filiale.
Non solo con le spiegazioni, ma innanzitutto con la loro vita, i genitori trasmettono lo stile di vita cristiana che è fondamentale affinché ogni successivo insegnamento possa essere
accolto e maturato.
Provvedere alle necessità della famiglia: il lavoro Nel delineare gli elementi essenziali di una spiritualità coniugale,non si può ignorare il comando del lavoro, dato da Dio fin dalle origini all’uomo e alla donna che costituivano la prima famiglia umana (cfr. Gen 1,28). Il lavoro è indispensabile agli sposi per realizzare il loro progetto familiare, innanzitutto perché quando manca non è possibile pensare di sposarsi e di formare una famiglia, e poi perché le sue dinamiche hanno un impatto importante sugli equilibri familiari [1].

La vocazione al matrimonio

Da tutto quanto visto brevemente finora, possiamo concludere che il matrimonio e la famiglia costituisconouna vera vocazione cristiana e non una condizione priva di specificità. Infatti, Dio chiama l’uomo e la donna a unirsi in una comunione di vita animata dall’amore, e Cristo accompagna gli sposi nel loro cammino affinché il loro amore maturi attraverso le inevitabili difficoltà. Essi esercitano il loro sacerdozio regale collaborando con Dio creatore per trasmettere la vita a nuovi figli di Dio,
e svolgono il loro compito profetico educandoli nella fede e nell’amore affinché sbocci anche in loro la vocazione cristiana. Con il loro lavoro, gli sposi esercitano il loro compito regale, provvedendo ad umanizzare il mondo e garantendo i beni necessari ai loro figli e spesso anche a parenti e vicini. Essi sono un segno dell’amore di Cristo per la Chiesa e dell’amore provvidente di Dio, e come tali, in coppia, possono mostrarlo alla Chiesa e al mondo.


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