giovedì, Marzo 28 2024

Vi è mai capitato di postare una foto, una poesia, un semplice pensiero su
un social network e poi trovarvi a controllare – magari anche
compulsivamente – se arrivavano notifiche, che vi segnalassero commenti e
likes?

A chi non succede di “sentirsi meglio” quando una sua foto riceve 70, 80,
100 likes o al contrario, di dispiacersi un po’ se non ha molto successo?

Provare piacere per l’approvazione degli altri è un fenomeno normale
(quando non si arriva a idolatrare la stima dell’altro fino a perdere la
propria identità): sentirsi appoggiati e stimati è un bisogno insito nella
nostra natura.


Ma come mai siamo tanto sensibili ai like sui nostri post?

La risposta è nella chimica: il cervello, infatti, rilascia dopamina,
ovvero il cosiddetto “ormone del piacere e della ricompensa”, ogni
qualvolta riceviamo una gratificazione.

Con “dopamina” intendiamo il neurotrasmettitore interessato nei meccanismi
di ricompensa del nostro corpo.

Quando riceviamo degli stimoli positivi (ad esempio mangiare il nostro cibo
preferito, ascoltare della buona musica, rinfrescarci in piscina etc.), il
corpo rilascia questo ormone, trasmettendo una sensazione di benessere.

La dopamina influisce anche sul nostro rapporto con i Social Network:
quando qualcuno mostra interesse per qualcosa che abbiamo pubblicato, ciò
che ne traiamo, infatti, è una sensazione di piacere.

Tale processo, di per sé del tutto naturale, può tuttavia essere innescato
in modo artificiale (ad esempio assumendo droghe) o uscire fuori dal
controllo della ragione (quando, ad esempio, si gioca compulsivamente
d’azzardo): in questi casi, si va incontro a delle dipendenze.

La dipendenza da Social

La dipendenza, come

già spiegato nel nostro portale grazie all’aiuto di due terapeute

, è sempre un “meccanismo di compensazione”, che nasce da un bisogno
naturale di gratificazione, che non è stato soddisfatto al momento
opportuno e nel modo giusto.

La dopamina gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo delle

dipendenze da droga, alcool, gioco d’azzardo, pornografia… e anche da
social.

È scientificamente dimostrato, infatti, che anche queste piattaforme
virtuali possono dare dipendenza e assuefazione.

Uno studio del 2014 mostra, ad esempio, che ben il 4,4% degli adolescenti europei è affetto da
una forma di dipendenza rispetto a una rete sociale o al web in generale.

I meccanismi stessi dei social (basati su like, condivisioni, commenti,
followers) favoriscono il nostro “restare incollati allo schermo” e ci
portano a essere presenti nella piazza virtuale sempre più spesso.

Venire risucchiati (a volte un po’ più del dovuto) da un social network
capita abbastanza comunemente (devo alzare la mano anche io, purtroppo).

Da oggi, sappiamo che dobbiamo dare la “colpa” alla dopamina. Poi, alla
dopamina bisogna anche aggiungere le tendenze umane sviate, come riconosce
il fondatore di Linkedin, Reid Hoffman: “I social network
funzionano quando rappresentano uno dei sette vizi capitali”, affermava. E,
senza mezzi termini, aggiungeva: “Linkedin risponde all’avidità. Facebook,
alla vanità”. Già,

i vecchi vizi capitali. Del suo rapporto con le reti sociali ne abbiamo
parlato.

Come si innesca?

Viene spiegato bene in

un articolo

che il meccanismo è piuttosto semplice: comincia nel momento stesso in cui
si condivide qualcosa (foto, video, immagine, pensiero).

Se si ricevono like, il cervello interpreta quell’informazione come
“ricompensa” e rilascia una scarica di dopamina. Questo “evento piacevole”
porta a farlo di nuovo: si condividono altri contenuti e si aspetta,
incollati allo schermo, nuove reazioni.

In una dipendenza da social conclamata, il loop prosegue potenzialmente
all’infinito, risucchiando energie che dovrebbero essere spese nella “vita
reale”.

Quando ci si accorge di essere schiavi di una dipendenza da social, non c’è
da vergognarsi a chiedere aiuto – anzi, farlo è segno di coraggio, forza,
maturità -, come si farebbe per qualunque altra dipendenza.

Se abbiamo un atteggiamento compulsivo, se non riusciamo ad avere una vita
normale, se togliamo troppo tempo al lavoro, alle amicizie, alla famiglia,
alla gestione della casa o ad altre attività “non virtuali” solo per
aspettare nuovi like e nuovi commenti, è arrivato il momento di affrontare
questo problema, non solo per smettere con la dipendenza, ma per capire
cosa ce l’ha generata.

Infatti, come hanno ben spiegato le terapeute dell’articolo pubblicato sul
nostro portale linkato qui sopra, “la dipendenza è sempre il sintomo di una
ferita più profonda che ha bisogno di essere curata”.

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