sabato, Novembre 23 2024

È più di un anno che viviamo ormai delle relazioni sociali “filtrate” dagli schermi (e non solo “per colpa nostra”) e sto notando come gli strumenti che spesso ci aiutano a comunicare (e bisogna riconoscerlo, soprattutto in questo tempo!), a volte ci fanno invece cadere in delle trappole che impediscono l’autenticità dei rapporti.

Avevamo già evidenziato alcuni limiti degli strumenti pensati per metterci in contatto, ma il problema ha diverse sfaccettature. Ora ne vedremo alcune.

Qualche mese fa, una persona che non vedevo da molto tempo – anche a causa della pandemia – ha chiuso la nostra amicizia (dopo una discussione un po’ accesa partita dalla teoria gender, dove io sostenevo la necessità di riconoscere la differenza di genere) semplicemente bloccandomi sui social.

Non una parola, non un chiarimento. Un semplice “click” e tutto finito. È stata una vicenda triste, dalla quale però ho imparato molto…

1.I social non agevolano le discussioni su tematiche sensibili

Quel giorno, i toni si era scaldati per colpa di entrambe. Perché, lo riconosco, quasi nessuno è esente dal pericolo “spersonalizzazione” che i social favoriscono, né è esente dalla tentazione del botta e risposta che può proseguire pressoché all’infinito.

Faccio mea culpa per aver deciso di “sviscerare” una questione tanto seria e complessa (quantomeno per la realtà socio-culturale in cui ci troviamo), invece di “stroncare” dopo aver esposto sommariamente la mia opinione, per poi dire: “ Riprendiamo il discorso quando ci vediamo di persona”.

Se vogliamo dire il nostro pensiero senza essere risucchiati da un vortice litigioso, è più efficace essere brevi, delineare senza troppe epopee la nostra posizione, con la proposta di parlarne in un contesto più idoneo.

E una volta che il litigio è avvenuto sarebbe meglio riproporsi di risolverlo dal vivo. Perché i social hanno lo strano potere di farci vedere l’altro come un vero mostro.

I sentimenti sono anestetizzati dalla tastiera: non vedi in faccia la persona con cui parli e ti è più facile “sparare” cattiverie che guardandola in viso non diresti mai…

Invito, quindi, me e ognuno di voi a non rovinare dei rapporti per la fretta di vedere la propria ragione impressa in un commento.

 

2. Avere il coraggio di dire le cose in faccia: un’attitudine che stiamo perdendo

D’altro canto, trovo problematico anche il comportamento di una persona – adulta come me, intelligente, con dei titoli di studio, stimata in molti ambienti – che pensa di poter chiudere un’amicizia di anni su un social network.

Devo dirlo, per giustificare la mia perplessità: si trattava di una ragazza che era stata con me in dei momenti importanti (ad esempio il giorno del mio matrimonio, il battesimo di entrambi i miei figli, il funerale di mia madre). Veniva spesso a trovarci e faceva anche da baby-sitter ai miei bambini.

Un “click” e tutti noi siamo spariti dal suo orizzonte.

Invito ognuno di noi a riflettere se usa i social per togliersi le castagne dal fuoco o ha ancora il coraggio di parlare faccia a faccia con le persone anche quando si deve comunicare disappunto, dispiacere o si deve correggere qualcuno.

Anche se si deve chiudere un rapporto.

 

3. Un’amicizia che finisce su un social aveva già dei punti deboli

Ovviamente, non possiamo dare sempre e solo la colpa ai social. Non tutte le volte che discutiamo su un social network con un amico poi l’amicizia si chiude per sempre. Anzi, solitamente non accade.

Capita di discutere, ma dove c’è stima reciproca e affetto profondo, le incomprensioni si sanano.

Perché il bene che ci si vuole conta molto più del contrasto. Non si mette tra parantesi lo scontro, semplicemente si supera insieme, con la pazienza, con il perdono.

È probabile che i rapporti finiscano in questo modo quando si hanno già parecchie diversità di vedute, quando si ha poco in comune, quando si difendono valori morali differenti: i social, di fronte al conflitto fanno venir più voglia di chiudere, che di venirsi pazientemente incontro.

Però, se siamo onesti, ammetteremo che i social allargano crepe già esistenti. Era sicuramente il nostro caso.

Invito ognuno di noi a riflettere su cosa si basino le nostre amicizie. Chiederci se reggerebbero a un litigio su un social forse può essere un indice per capirne la solidità…

Infine, vorrei ricordare, che i social possono diventare un importante ponte per le nostre relazioni, specialmente in un tempo dove i contatti sono limitati per cause di forza maggiore.

Ma sarebbe bello se questo periodo di reclusione ci stimolasse a chiederci come influisce la tecnologia nella nostra vita.

Dove mi ostacola? Dove mi agevola?

Sarebbe interessante tenere un “diario” in cui annotare con assoluta sincerità quando i social ci rendono schiavi, ci chiudono, ci fanno scappare dalle relazioni e quando invece ci aiutano ad amare, a mostrare affetto e comprensione perché impossibilitati a farlo dal vivo.

Aspettiamo le vostre impressioni e i vostri commenti!

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