sabato, Novembre 23 2024

Nel mondo siamo più di 7 miliardi di persone di cui quasi 4 utilizzano Internet. Questa è la metrica con la quale il sito Webmarketingmanager.net (disponibile in 12 lingue) distingue la popolazione mondiale: la prima viene definita popolazione totale, la seconda popolazione digitale. Usi ogni giorno un dispositivo elettronico, fai acquisti on line, chatti e navighi sui social? Bene! Fai parte della popolazione digitale e anche tu sei soggetto alla cosiddetta profilazione. Ma cos’è la profilazione? L’articolo 4 del GDPR, il nuovo Regolamento europeo entrato in vigore il 25 maggio scorso, definisce la profilazione come “qualsiasi forma di trattamento automatizzato di dati personali consistente nell’utilizzo di tali dati per valutare determinati aspetti relativi a una persona fisica, in particolare per analizzare o prevedere aspetti riguardanti il rendimento professionale, la situazione economica, la salute, le preferenze personali, gli interessi, l’affidabilità, il comportamento, l’ubicazione o gli spostamenti di detta persona fisica”; dati che in seguito vengono inseriti in un gruppo omogeneo in base a gusti, interessi e comportamenti. Ogni volta, perciò, che un utente clicca “Mi Piace” su Facebook, fa la ricerca di un qualsiasi prodotto su Google o Amazon o scarica un’app, un algoritmo legge la sua azione, la archivia e la ripropone sotto forma di messaggio pubblicitario nelle successive navigazioni.

La domanda che dobbiamo porci, allora, è: “ Siamo disposti a regalare tutte queste informazioni che, in teoria, dovrebbero essere personali e protette?

Il caso Cambridge Analytica

Nei mesi precedenti, nel nostro articolo “Cosa sta succedendo a Facebook?” avevamo già parlato del caso Cambridge Analytica, una società che ha venduto dati personali dei profili di oltre 87 milioni di utenti del social network a clienti terzi per scopi commerciali e politici. D’altronde, una ricerca effettuata dall’Università Carlos III di Madrid – come avevamo anticipato – aveva evidenziato come Facebook avesse in mano i dati personali e sensibili (opinioni politiche, religione, appartenenza sindacale, dati sanitari, vita e orientamento sessuale) di circa il 40% del totale dei cittadini europei, quasi 205 milioni di persone.

Alla luce del nuovo regolamento europeo, c’è allora da chiedersi se i nostri dati in futuro saranno concretamente al sicuro e se la nostra privacy verrà finalmente rispettata. Inoltre, non è banale chiedersi che fine faranno le informazioni personali condivise in precedenza.

Solo il tempo, purtroppo, potrà fare chiarezza e darci le risposte che cerchiamo, ma una cosa è sicura, il nuovo regolamento europeo sulla privacy porterà in ogni campo, tra cui quello informatico, cambiamenti sostanziali.

5 consigli utili per la nostra privacy

E’ possibile realmente proteggere i propri dati su Internet, oppure dobbiamo rassegnarci ad essere spiati o manipolati? In attesa degli effetti del nuovo Regolamento europeo, ciascuno di noi, con un po’ di accortezza e buon senso, può iniziare adottare precauzioni per tutelare la propria privacy su internet.

Ecco 5 consigli utili che vi consigliamo di seguire:

1. Utilizzare browser anti-profilazione

Nel web si possono trovare alcuni browser, come Qwant, che garantiscono l’anti- profilazione e che non utilizzano cookie, sistemi di tracciamento degli utenti o che, come Duckduckgo, utilizzano servizi di crittografia che garantiscono la quasi-anonimità rilevando solo i dati essenziali necessari per la navigazione, come, ad esempio, la provenienza geografica su base continentale.

2. La lista “amici”

Vi è capitato mai di accettare e aggiungere persone a voi sconosciute, o che non conoscete bene, magari perché vi hanno inviato una richiesta di amicizia o semplicemente perchè desideravate incrementare la lista dei vostri “amici” su Facebook, Twitter, Instagram, etc.?

E’ utile che ciò che condividiamo sia accessibile a persone di cui realmente ci fidiamo. E’ consigliabile, dunque, effettuare una pulizia dei propri contatti, facendo una netta distinzione tra “amici” e “conoscenti” per poter decidere di condividere le nostre giornate, una foto, un momento speciale o un pensiero a “tutti i nostri veri amici”.

3. Termini, Condizioni e Impostazioni Privacy

Varie piattaforme stanno in questi giorni aggiornando le proprie policy di utilizzo caratterizzate da una sempre più ricca disciplina in materia di privacy e sicurezza. Sicuramente sarete persino stuffi da tanta insistenza. È utile, comuque, dedicare un minuto di lettura a questi testi che potete trovare all’interno delle impostazioni o a pié di pagina delle App o sulla pagina web del sito di vostro interesse, sotto la dicitura “Termini e condizioni”

Alcuni social, come Facebook, stanno inoltre implementato nelle proprie piattaforme la possibilità per l’utente di decidere quali informazioni condividere e possono essere utilizzate dal social. Tutto ciò lo troverete andando tra le impostazione del vostro social e cliccando sulla voce “impostazione privacy”, seguite la linea guida preimpostata, leggete bene la premesse alla base del vostro assenso o dissenso e siate sicuri di dare il vostro consenso a informazioni che effettivamente possano essere condivisi con terzi.

4. I dati personali

Si è soliti inserire dati personali sul proprio profilo (la città in cui viviamo, il nostro indirizzo di residenza o domicilio, l’anno di nascita o il numero di cellulare). Ma tutte queste informazioni alla fine sono davvero utili per poter utilizzare tutte le potenzialità di quella piattaforma? Pensando che a volte possono bastare piccole informazioni su una persona per rubarne l’identità, meglio non facilitare le cose ai cyber criminali che potrebbero utilizzare quelle informazioni per scopi illeciti e addirittura a tuo danno. Sarebbe opportuno modificare il proprio profilo eliminando dei dati o non inserirli al momento di nuove registrazioni.

5. Attenzione alle app per smartphone

Chi scarica un’applicazione per il suo smartphone Android, da Google Play, avrà sicuramente notato che per essere installata necessita di un consenso ad accedere ad alcuni dati presenti nel dispositivo. Ma è veramente indispensabile che un App abbia accesso a tutte le nostre informazioni per poter funzionare correttamente?

Fortunatamente no! Alcune case produttrici di Mobile App sono “furbe” nell’aggiungere, nei permessi obbligatori, l’accesso a dati che in realtà non sono fondamentali per il suo funzionamento. Dobbiamo pertanto prestare molta attenzione a ciò che installiamo e ai permessi che diamo, per difendere la nostra privacy, sicurezza e dati da diffusioni non volute. Come possiamo intervenire nel caso in cui quella determinata applicazione ci serve ma richiede così tanti accesi per poterla installare?

Non esistono software o App automatiche d’ausilio in questo caso concreto, ma possiamo comunque prendere delle precauzioni:

a) Prima di installare un’applicazione, conviene verificare che questa non richieda l’accesso a quelle aree del nostro smartphone da cui sia possibile estrapolare facilmente i nostri dati sensibili, salvo che non siano strettamente utili alla sua funzionalità. Ma quali sono le cosiddette autorizzazioni pericolose?
Calendario, Fotocamera, Contatti, Sensori per il corpo, Microfono, SMS, Memoria, Posizione, Telefono;

b) Installare solo applicazioni dal PlayStore, verificare dal menù dell’applicazione che Google Play Protect sia attivo ed evitare di installare applicazioni da “sorgenti sconosciute”;

c) Gestire sempre i permessi delle nostre applicazioni! Accedendo nelleimpostazioni del nostro dispositivo nell’area App/Applicazioni/Permessi, vi troverete di fronte la lista di tutte le applicazioni installate sul vostro device. Cliccando su una di esse, oltre le consuete informazioni, troverete il pulsante “Autorizzazioni” dal quale potete sia verificare a quelle informazioni quella determinata App abbia accesso, sia deselezionare l’accesso a quelle determinate aree non indispensabili per il corretto funzionamento.

Ricordiamoci lo strumento più efficace alla difesa dei propri dati, rimane sempre e comunque il nostro buon senso!

Buona e sicura navigazione a tutti!

Previous

Libertà di espressione e censure: se su matrimonio e aborto “non è permesso” pensarla diversamente

Next

L’aborto è sempre un male: la triste testimonianza di un medico non obiettore di coscienza

Check Also