sabato, Novembre 23 2024

Ce lo dicono le statistiche: le praterie dell’Europa da qualche anno stanno diventando sempre più preda di un nuovo tipo di animale. Il nonno.
Il nonno che era un tremolante tripode ancora agli inizi del secolo scorso, si sta trasformando in un “diversamente” aitante bipede, molto attivo anche se ha superato i 65 anni e con un vantaggio in più, rispetto agli esemplari più giovani: si porta sulle spalle il notevole bagaglio dell’ esperienza maturata in un mondo che negli ultimi decenni si è mutato e trasformato vorticosamente; ciò ha reso per lui necessario raffinare una particolare capacità di gestire i molteplici cambiamenti (professionali, sociali, strumentali, ecc.), da cui gliene sono derivate apprezzabili e variegate competenze.

Parallelamente dobbiamo poi tener presente che grazie all’evoluzione della scienza medica e il miglioramento generale delle condizioni di vita da una parte e dall’altra la contrazione dell’indice di natalità, la presenza dei “nonni” o potenzialmente tali si è fatta via via più consistente con un trend di crescita sempre più significativo. Basti pensare che oggi l’aspettativa di vita è migliorata di quasi 10 anni di media rispetto ai dati rilevati nel 1990. In Italia gli over 65 che allo scadere della prima metà del secolo scorso erano poco più di 4.500.000, oggi superano i 13.500.000 e rappresentano il 22% della popolazione italiana, percentuale destinata a ulteriormente aumentare fino al 35% nei prossimi venti anni.

Un’altra considerazione: l’istituto famigliare, cellula base della società, luogo per eccellenza della formazione della persona e culla dell’educazione è oggi messo in gravi difficoltà dal fatto che i giovani genitori, obbligatoriamente distratti dal lavoro sempre più assorbente, non possono dedicare ai propri figli se non esangui e ristretti ritagli di tempo, a totale scapito della loro capacità educativa.

E’ così che i nonni stanno trasformandosi da pochi “accuditi” a tanti attivi protagonisti della vita familiare, una sorta di baby sitter di prima classe, insostituibili per il grado di fiducia che offrono in un mondo
pieno di insidie e per le indiscutibili capacità che il grande affetto che li guida infondono loro, ben al di là di quelle di qualsiasi altro pur valido professionista.
Inoltre il loro enorme contenitore di conoscenze già filtrate dal confronto con la realtà non tanto specifiche, quanto soprattutto comportamentali, unite ai maturati innesti della tradizione, costituiscono un vero tesoro a disposizione delle nuove generazioni. Fatto che Papa Francesco e prima di lui Benedetto XVI, hanno più volte e in più occasioni dichiarato sottolineando quanto sia importante che i giovani, vi attingano parlando con i loro nonni, e invitando i genitori a facilitare questo scambio.

Ce lo conferma, pur senza valore statistico assoluto, anche un’indagine recentemente effettuata in una scuola media di Milano dalla quale è risultato che alla domanda ” Fra le persone che ti sono vicine, quali sono quelle che ti danno maggior fiducia?” le quattro risposte possibili hanno dato questo inaspettato risultato:

  • genitori 8%
  • insegnanti 12%
  • nonni 75%
  • altri 5%

Tutto ciò per dire che la figura del nonno finora conclamata, come quella di un vecchietto da assistere e curare amorevolmente, buono solo per basilari funzioni di babysitteraggio, erogatore di caramelle per la gioia del dentista del nipotino o raccontatore di belle favole senza tempo, non è più quella attuale.
Però i nonni non sono ancora riusciti a farsene riconoscere una nuova che meglio ne definisca ruoli e responsabilità. Tutte queste premesse ci hanno indotto quattro anni fa a costituire l’Associazione Nonni2.0 nata da un gruppo di amici di vecchia data che una sera, dopo aver a lungo parlato dei rispettivi nipoti confrontandosi su esperienze, difficoltà e gioie del loro ruolo. La conclusione della serata fu: basta, dobbiamo rivalutare il nostro loro ruolo in quanto siamo il pilastro portante della trasmissione di valori fra le generazioni e leva fondamentale della forza della famiglia.

Partendo da qui la nostra attività si è concentrata in primo luogo su iniziative culturali che hanno trovato corpo in incontri, convegni e pubblicazione di documenti tesi a “riattivare” i nonni mediante un’opera di formazione/informazione sui temi educativi e sulla loro funzione di perno della famiglia, testimone delle origini e portatore della tradizione. Un’ampia messe di notizie su quanto è stato fatto la si può ritrovare sul nostro sito web nonniduepuntozero.eu dove oltre a dati specificamente relativi alla nostra attività abbiamo raccolto documenti di varia estrazione concernenti i “temi fondanti” che più da vicino ci interessano.

Un altro tema che vogliamo affrontare e sviluppare è quello relativo a tecnologia e terza età. Da un lato i nonni devono assolutamente imparare a padroneggiare pc e smartphone, muoversi sui social network, in modo tale da essere capaci di dialogare su questo tema con i nipoti e metterli in guardia da possibili insidie e pericoli. Ma senza un acritico entusiasmo verso mezzi che, se abusati, diventano
pericolosi. Rimane importantissimo insistere affinchè bambini e ragazzi scrivano a mano, leggano libri, e non usino abitualmente un computer prima dei 9 anni.

Come si può rilevare da quanto sopra la nostra azione grazie all’aiuto dei nostri sempre più consapevoli associati si sta aprendo a iniziative stimolanti a sostegno del nostro ruolo, con indubbio vantaggio non solo per i nipoti primari destinatari della nostra azione, ma anche per noi stessi mantenendoci attivi partecipi anziché abbandonarci alla panchina dei giardinetti.

Previous

Una nuova ricerca ci svela i punti di forza e di debolezza dei giovani nel rapporto con media e tecnologia

Next

I giovani e i videogiochi: solo perdita di tempo o occasione di educazione?

Check Also